mercoledì 13 aprile 2016

Siamo archeofuturisti? Considerazioni sul pensiero di Guillaume Faye (parte II)

dei militanti di Ariete

III. Applicazioni dello spirito archeofuturista

Nella sua definizione dell' archeofuturismo Faye auspica un mondo a due velocità, quasi brutalmente. Probabilmente questo ritorno accadrebbe naturalmente, se solo l'Occidente liberale smettesse di imporre il messaggio della presunta supremazia del suo modello di società - nascondendo ovviamente i suoi lati negativi - agli altri popoli che non lo condividono, e li lasciasse vivere secondo il proprio modello.
Aggiungiamo, che oltre a togliere l'audio a quell'eco, sarà opportuno diffondere il seguente messaggio responsabilizzante, onesto e creatore, agli altri : no, non siete i benvenuti. Poiché non c'e niente qui per voi, (in una logica di “i nostri per primi”), siete adulti, partecipate al miglioramento della vostra società. Solo voi potete farlo, e sta a voi farlo.
Allora questo mondo a due velocità, composto di una ristretta percentuale della popolazione mondiale che vive in un ambiente iper-tecnologica (una percentuale che trascende le differenti popolazioni, in modo che queste “due velocità” si ritrovino anche all'interno dei popoli più tecnologicamente avanzati) si farà/tornerà da sé.


Quest'organizzazzione mondiale a due velocità, non è soltanto rispettosa dei ritmi e delle differenze antropologiche e culturali tra i popoli, è anche l'unico modo di garantire un futuro al genere umano, poiché, come abbiamo già detto più volte : la Terra non sopporterà 10 miliardi di esseri umani. E quindi il discorso ecologico, completamente ignorato da tutte le correnti di pensiero, prende finalmente la posizione centrale che dovrebbe avere.
Dal nostro punto di vista, è anche necessario da noi invertire la tendenza e abbracciare la filosofia della decrescità poiché la religione della crescita-ad-ogni-costo ha mostrato la sua nocività, in materia ecologica e umana.

Al livello geopolitico, il mondo del futuro deve essere organizzato secondo una logica Imperiale : pochi insiemi macrocontinentali di popoli-fratelli, suddivisi in naturali regioni autonome, che vivono secondo i loro ritmi e collaborano tra di loro in caso di necessità, ponendo così un punto finale alla globalizzazione. L'impero essendo l'unica organizzazione politica adatta a garantire il pieno rispetto delle differenze etnoculturali delle sue varie aree – fondamentale il principio di sussidiarietà -, in un'entità abbastanza forte a proteggerle contro eventuali attacchi o tentativi di sudditanza, di colonizzazione o di dominio imperialista.
L’avvenire, e ne vediamo già le premesse, appartiene a questi megablocchi (blocco eurosiberiano; blocco asiatico; blocco americano; africano ecc..) fondati su regioni autonome, emanazioni di regioni o nazioni già esistenti. Nel caso dell'Europa, sarebbe la riattualizzazione dell’organizzazione antica e medioevale del continente, che ha dimostrato la sua coerenza.

Al livello economico questo si traduce in quello che Faye definisce autarchia dei grandi spazi, ovvero un economia organica di grandi blocchi semi-autarchici che non abbiano necessariamente lo stesso tipo di produzione e di consumo.

Un'economia mondiale autocentrata e inegualitaria, fondata sui tre seguenti paradigmi, è l'unico modello economico che propone una soluzione seria al sovrappopolamento del pianeta, in opposizione all'irrealistico ottimismo liberale :
  1. La maggioranza dell’umanità ritorna a un’economia rurale e artigianale pre-tecnica di sussistenza, con una struttura demografica neo-medioevale.  La vita comunitaria e tribale riprenderebbe i suoi diritti. E' l'unico modello valido per i paesi che non riescono a giungere all'industrializzazione da soli. La “felicità sociale” sarebbe probabilmente superiore a quella dei paesi-giungla di oggi come la Nigeria o delle megalopoli-fogna come Calcutta o Città del Messico. Il che è tutto il contrario di razzismo poichè razzista era la volontà di imporre ad ogni costo il nostro modello di sviluppo socio-economico annientando cosi alcune culture e popoli.
  2. Una minoranza dell’umanità conserverebbe il modello economico tecno-scientifico fondato sull’innovazione permanente. Il vantaggio considerevole sarebbe un inquinamento molto meno importante di quello attuale. Del resto non si vede altra soluzione per salvare l’ambiente mondiale dato che le energie non-inquinanti non saranno disponibili nell’ immediato futuro.
  3. I grandi blocchi a economia neo-arcaica sarebbero autocentrati su scala continentale o pluricontinentale, e effettuerebbero solo gli scambi necessari. Soltanto la parte tecnica e scientifica dell’umanità si dedicherebbe agli scambi planetari.



Per l'avvento di un'Europa archeofuturista, occorrerà :

Ripensare la democrazia: restaurazione di un'autorità politica audace e decisionista mobilitata dalla volontà diretta del popolo ; riavvicinamento tra istituzioni politiche e popolazione ; Decentralizzazione dell’Europa, in seno alla quale i “popoli locali” si darebbero le proprie leggi.
Ridefinire il Popolo: l’ethnos, una comunità popolare fondata sulla legge del sangue, della cultura e della memoria. Non soltanto perchè l’umanità (contrariamente al melting-pot) si definisce sempre di più come “insieme di blocchi etno-biologici”, ma perchè le caratteristiche ereditarie di un popolo fondano la sua cultura e la sua mentalità. Questo punto, arcaico, è condiviso da tutti i popoli che hanno coscienza della propria particolarità (quindi quasi tutti a parte noi).

Riorganizzare il tessuto sociale secondo principi arcaici, cioè, umani: potenza della cellula familiare dotata di autorità e responsabilità sulla progenie; prevalenza penale del principio punitivo su quello di prevenzione; subordinazione dei diritti ai doveri; forza delle gerarchie sociali; riabilitazione del principio aristocratico, cioè ricompense ai migliori e ai più meritevoli (coraggio, servizio e/o talento), consci che un surplus di diritti comporta un surplus di doveri, ma anche che un’aristocrazia non deve degenerare in plutocrazia e deve diffidare della deriva ereditaria.

IV. Etica Archeofuturista

Poichè il disfattismo è completamente estraneo alle mentalità arcaiche, occorre liquidare l'umanitarismo, (dispositivo di disarmo morale), e l'alterofilia ambiente (estremizzazione del “ama il tuo prossimo come te stesso”, che si traduce in un un’apologia della debolezza, una svirilizzazione e una autocolpevolizzazione patologica), che hanno creato una sottocultura dell’emozione facile, un culto del declino attraverso cui le opinioni europee vengono letteralmente decerebrate ; ricollegandosi ad un neo-arcaismo mentale — che non ha niente di barbarico poichè integra il principio di giustizia — preumanistico e inegualitario : una certa durezza, il senso dell’orgoglio e dell’onore, il buon senso, la chiara distinzione tra il nostro e lo straniero (come fanno tutti), il rifiuto di ogni organizzazione sociale non selettiva, un’etica che legittima - quando è necessario - il ricorso alla forza, l’integrazione delle virtù guerriere, una concezione della giustizia secondo cui sono i doveri a fondare i diritti e non il contrario, l’accettazione naturale di un’organizzazione inegualitaria e plurale del mondo, l'ideale comunitario ...


CL : Allora siamo o no archeofuturisti? Certamente, non ci riconosciamo totalmente nella tesi di Faye, dissociandosi principalmente della sua fede ceca e faustiana, ma allo stesso tempo rischiosa e ottimistica, nella biotecnica e le tecniche di eugenismo, poiché riteniamo la vita e la procreazione sacra. Ma condividiamo tutti gli argomenti che abbiamo scelto di riportare in questa sintesi.
Come lo spiega l'autore, che ha voluto dare delle piste, rilanciare il dibattito su punti chiave : ”un pensiero radicale è prima di tutto un interrogazione, non certo una dottrina” E abbiamo ascoltato il suo messaggio. L'archeofuturismo, non è ne fisso ne dogmatico, è uno spirito. Così possiamo dirlo : siamo archeofuturisti.